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domenica 5 luglio 2015

OKAPI

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L'okapi è la specie animale più prossima alla giraffa, il cui corpo è molto simile ad esso ma con un collo molto più corto. Diffuso nelle foreste pluviali del fiume Congo, ha il corpo di colore marrone scuro, con strisce bianche orizzontali sulle cosce e parti terminali delle zampe anteriori.
 Gli esami del DNA hanno portando gli scienziati a dichiarare l'okapi come una specie a sé stante.
L'okapi presenta un muso appuntito, grandi orecchie, un collo molto mobile, una schiena spiovente ed una lunga lingua che riesce a raggiungere palpebre, orecchie e con qui strappa foglie e germogli dagl'alberi.
I maschi hanno dei corni rivestiti di pelle, dette ossiconi. Le femmine sono un po' più alte dei maschi. La loro alimentazione è composta da gemme, foglie e germogli, mentre a terra si nutrono di funghi, erbe, felci e frutti. È un animale molto timido, si mimetizza perfettamente nell'habitat grazie al disegno del suo mantello; all'occorrenza può raggiungere elevate velocità nella corsa. gli okapi sono animali silenzioni che vivono solitari o a coppie, ciascuno nel proprio territorio, ritrovandosi esclusivamente nel periodo degli amori. L'accoppiamento avviene solitamente tra maggio e giugno e tra novembre e dicembre.
La gestazione è di 421-457 giorni; il piccolo verrà allattato per 10 mesi, e completerà lo sviluppo a 4 o 5 anni. Gli okapi non sono classificate con specie in pericolo d'estinzione, ma sono tuttavia minacciati dalla distruzione del habitat e dalla caccia. La popolazione è stimata tra i 10 e 20.000 esemplari. Il lavoro di mantenimento in Congo include lo studio continuo del loro stile di vita ed il loro comportamento.
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lunedì 22 giugno 2015

IL CINGHIALE

                                                                                 Il cinghiale

Il cinghiale frequenta una grande varietà di ambienti, che vanno dai boschi fitti alle zone coltivate, dalle regioni aride a quelle paludose e dalla collina alla pianura.
In Italia è presente nella macchia mediterranea ma anche in certi boschi delle Alpi (fatta eccezione della zona altoalpina)

Ambienti favorevoli:
•Tutte le aree nelle quali i boschi sono rappresentati per almeno il 10-15%; tipi di bosco preferiti: foresta planiziale, macchia mediterranea, boschi di latifoglie (preferibilmente con elevata presenza di essenze fruttifere quali querce e/o castagno) con fitto sottobosco ed alternati a radure e pratopascoli, secondariamente anche boschi degradati e macchie.


Il cinghiale è onnivoro e mangia tutto ciò che di vegetale o animale gli capita di trovare, compresi radici e tuberi, che trova scavando con grugno e zanne. È un bravo scavatore e, quando arriva sui campi coltivati produce danni notevolissimi con la sua attività di scavo.
In alcuni casi può essere carnivoro, predando tutta la  piccola selvaggina che reperisce ma anche piccoli di cervo, daino e capriolo
ALIMENTO                  ESTATE    INVERNO
Animali                              5 %                7 %
Insetti                                 2 %                  -
Radici, tuberi                10 %              12 %
Erbe (anche coltivi)    50 %             30 %
foglie di cespugli          20 %                -
Frutta, semi                   10 %              50 %
Altro                                    3 %                  1 %

Aspetto generale:
La massa corporea è decisamente spostata sull’avantreno, la testa è grande ed occupa più di un terzo della lunghezza del corpo; gli occhi sono infossati, piccoli e situati nella parte posteriore della testa. I
quarti anteriori e la testa a cuneo sono conformati in modo tale da agevolare gli spostamenti anche in presenza di vegetazione molto fitta e intricata, mentre il disco nasale mobile e resistente (grifo) e gli
incisivi inferiori a scalpello agevolano l’attività di scafo (grufolate). La coda è lunga, diritta, coperta di peli fin dalla base e termina con un ciuffo di peli più ampio (fiocco).
Il cinghiale è un ungulato di aspetto robusto, con gli arti corti (negli individui adulti la distanza del
ventre dal suolo è circa un terzo dell’altezza) ed il corpo allungato.
Maschio adulto
Resa eviscerato 65-75%
Altezza garrese 90-110 cm
Lunghezza 130-180 cm
Peso vivo o pieno 60-200 kg

Femmina adulta
Resa eviscerato 65-75%
Altezza garrese 70-90 cm
Lunghezza 120-150 cm
Peso vivo o pieno 50-150 kg

Il pelame del mantello è costituito dalle setole e dal sottopelo la cui presenza è molto ridotta.
Il mantello estivo è chiaro mentre il mantello invernale ha una tonalità più scura, quasi nera (maggiore presenza di pelo).
La colorazione varia comunque con l‘aumentare dell’età:
• Il mantello nei primi mesi di vita si presenta striato a bande longitudinali di colore giallo-bruno;
• Nei giovani di 4/5 mesi le strie lasciano il posto ad un mantello uniformemente rossastro;
• Negli animali di più di un anno il mantello rossastro viene sostituito dal mantello grigio-nerastro tipico degli adulti.
La pelle è molto spessa (collo e spalle soprattutto, spessore >= 2-3 cm).
La pelle ricopre inoltre un pannicolo adiposo, particolarmente consistente e molto sviluppato, soprattutto su tronco e spalle. Il pannicolo adiposo costituisce la riserva energetica dell’animale.
La pelle con lo strato adiposo sottostante, e non il mantello povero di sottopelo, che consente al cinghiale l‘ingresso in zone a vegetazione cespugliosa e/o spinosa, rappresenta lo scudo nei combattimenti e garantisce l’isolamento termico .
L‘unità sociale di base è il gruppo familiare, rappresentato da: scrofa accompagnata dai suoi piccoli e dai giovani della nidiata precedente (solitamente le femmine) a cui si possono
aggiungere altri piccoli rimasti orfani o isolati;
il gruppo si può ampliare anche molto qualora si aggiungano altre unità familiari, generalmente legate da vincoli di parentela.
Il branco a struttura matriarcale è regolato al suo interno da una precisa gerarchia ed ha un suo territorio di pascolo difeso nei confronti di altri branchi. Il ruolo di capo branco è ricoperto dalla femmina più anziana o più vigorosa, la prole viene accudita in comune. I piccoli nelle località meno tranquille sono di norma tenuti al centro di una sorta di cerchio composto dalle femmine adulte.
I maschi adulti (più di tre anni) sono normalmente individui solitari e vivono quindi isolati. Un maschio adulto può accettare la compagnia (a debita distanza) di uno o al massimo due maschi giovani sottomessi (scudieri) mentre il contatto con le femmine avviene in pratica solo nel periodo degli accoppiamenti.
I maschi possono rimanere nel gruppo familiare fino a circa 18 mesi, poi si allontanano riunendosi in piccoli gruppi maschili non gerarchici e non stabili che si spostano notevolmente alla ricerca di cibo (non hanno un territorio di pascolo fisso); talvolta di tali gruppi possono far parte anche giovani femmine.
Sono i soggetti appartenenti a questa categoria che più frequentemente sono responsabili dei danneggiamenti alle coltivazioni.

Il cinghiale cambia il mantello 2 volte l’anno.
La muta del mantello viene effettuata di norma prima dagli individui giovani, seguono poi i sub-adulti e gli adulti per terminare con gli animali più vecchi o defedati e con le femmine accompagnate dalla prole.
la sostituzione del pelo inizia da spalle e cosce, poi si estende al dorso e quindi a tutto il corpo.
•Muta primaverile: a maggio (molto vistosa: il pelo invernale si stacca in
grandi ciuffi lasciando temporanee chiazze chiare di pelle nuda).
•Muta autunnale: tra fine settembre e ottobre (graduale).
I maschi solitari si riuniscono ai branchi familiari scacciando gli eventuali maschi giovani che eventualmente ne fanno ancora parte tra ottobre e gennaio.
Il periodo degli accoppiamenti, è molto variabile:
• negli anni con una sola stagione dei parti: si verifica di norma tra novembre e gennaio;
• negli anni di doppio estro (ricchi di ghianda, castagne od altro cibo) si verifica a ottobre e a aprile;
L‘accoppiamento può protrarsi anche per 15-20 minuti e avviene solo dopo lunghi inseguimenti; si verifica quasi esclusivamente di notte.
Le caratteristiche anatomiche del pene del cinghiale consentono il deposito dello sperma a livello del collo uterino anziché in vagina con un conseguente aumento della probabilità di fecondazione.
La gestazione, come nel maiale, dura poco più di tre mesi (16-18 settimane ).
La scrofa prima di partorire predispone una sorta di grande nido (chiamato lestra) utilizzando piccole
depressioni del terreno approfondite ulteriormente con operazioni di scavo ed apportandovi poi un discreto accumulo di lettiera (erbe, ramaglie, foglie secche, ecc..)
All‘interno della lestra darà poi alla luce 3-6 piccoli (primipare 1-4) Il parto è piuttosto lungo (anche 48 ore) ed al termine la scrofa mangia la placenta ed anche eventuali piccoli morti.
I piccoli rimangono nel nido con la madre per circa 10 giorni.
Orme: Nel cinghiale i fettoni sono molto voluminosi (circa 2/3 dello zoccolo) discriminante rispetto ad altri ungulati (solo il daino presenta dei fettoni di grandezza simile ma sempre leggermente
inferiore, max circa metà dello zoccolo).
• Una caratteristica distintiva ancora più evidente è rappresentata dagli speroni che sono più lunghi più robusti e posizionati molto più vicino agli zoccoli di quelli di tutti gli altri ungulati (la linea ideale che
congiunge le estremità degli speroni è pressoché tangente ai fettoni negli arti posteriori, mentre in quelli anteriori tale linea interseca i fettoni a circa 1 centimetro dalla loro linea iniziale).

Anche nel cinghiale l‘unghia
esterna è leggermente più grande
ed arcuata di quella interna,
ma in modo meno evidente
rispetto agli altri ungulati.
SEGNI DI PRESENZA:
Orme: Nel cinghiale i fettoni sono molto voluminosi (circa 2/3 dello zoccolo) discriminante rispetto ad altri ungulati (solo il daino presenta dei fettoni di grandezza simile ma sempre leggermente inferiore, max circa metà dello zoccolo).
• Una caratteristica distintiva ancora più evidente è rappresentata dagli speroni che sono più lunghi più robusti e posizionati molto più vicino agli zoccoli di quelli di tutti gli altri ungulati (la linea ideale che
congiunge le estremità degli speroni è pressoché tangente ai fettoni negli arti posteriori, mentre in quelli anteriori tale linea interseca i fettoni a circa 1 centimetro dalla loro linea iniziale).
Anche nel
cinghiale
l‘unghia esterna
è leggermente
più grande ed
arcuata di quella
interna, ma in
modo meno
evidente rispetto
agli altri

•Deiezioni (fatte): sono di colore nerastro ed hanno forma allungata (tipo salsiccia); le dimensioni variano molto in funzione della massa corporea e vanno dai 3 ai 6 cm di diametro, e dai 5 ai 10 cm di lunghezza; col il tempo tendono a diventare di colore marrone grigiastro ed a sfarsi in piccole masse rotondeggianti del diametro di 3-5 cm.
•Segni sulla vegetazione:
Grufolate: i tipici segni di di scavo del cinghiale la cui estensione e profondità varia in relazione
alla densità di animali, all‘umidità del terreno ed al tipo di cibo reperibile
Boli: residui alimentari costituiti in prevalenza da radici e graminacee che il cinghiale mastica, “spreme” e poi, spesso sputa e che e si ritrovano sul terreno come masse “masticate”.
•Lestre di riposo: spiazzi nella vegetazione erbacea dove i cinghiali in assenza di lupo si recano per dormire
•Insogli: i tipici segni di presenza del cinghiale
.Grattatoi

SESSO Caratteristiche salienti del maschio
• Testa triangolare, larga alla base e con la parte terminale del del cranio leggermente convessa
• Pennello penico e testicoli evidente soprattutto con il mantello estivo (in estate o in fase di muta, il pennello è visibile anche negli individui giovani)
• Canini (difese) che fuoriescono dalla rima labiale (dal 3°- 4° anno) e criniera evidente (in inverno)
• Coda che, in movimento, è generalmente portata orizzontale



SESSO Caratteristiche salienti della femmina
• Testa triangolare più stretta alla base ed acuta; profilo frontonasale del cranio rettilineo o leggermente concavo, portamento più leggero
• Minore differenza tra quarti anteriori e quarti posteriori di quanto si verifichi nel maschio
• Capezzoli tirati e ben visibili soprattutto col mantello estivo,
• coda portata più frequentemente pendente


MARMOTTA

                                                                   La marmotta

Le marmotte sono un genere di roditori della famiglia Sciuridae, di cui esistono almeno 14 o 15 specie. La marmotta alpina vive in zone di montagna, tra i 1.300 e i 2.750m d'altitudine (come le Alpi, Appennini, steppe eurasiatiche, Carpazi, Tatra, e Pirenei, in Europa e in Asia del nord-ovest, Deosai Plateau in Pakistan, Ladakh in India, le Montagne Rocciose, Black Hills, Catena delle Cascate, Montagne Costiere della cordigliera pacifica, e Sierra Nevada in Nord America).
Si tratta in generale di animali sociali, territoriali, con una fase letargica invernale, variabile per specie e per localizzazione geografica. Esse hanno denti molto sviluppati, nonostante il peso la marmotta riesce a correre e saltare velocemtente.
Le marmotte tipicamente vivono in tane, che possono essere lunghe 10m e profondo 3m.
A settembre va in letargo nei nidi foderati di fieno ed escono dalla tana verso aprile o maggio. Quando questo periodo di sonno finisce hanno inizio gl'accoppiamenti da cui, dopo una gestazione di 1 mese,  una femmina può partorire 3-6 piccoli, i quali raggiunta la maturità sessuale (verso i 2 anni ) lasciano la famiglia.
 Le marmotte utilizzano suoni simili a fischi per comunicare l'un con l'altra, soprattutto quando allarmate.
 Essa si nutre principalmente di vegetali, come erbe, frutti, muschi, fiori, bulbi e radici ma anche di insetti, vermi e altri piccoli animali.
 Durante il letargo la loro temperatura corporea scende da +35° a +5°, il cuore rallenta da 130 a 15 battiti al minuto e la respirazione diviene appena percettibile. Le scorte di grasso corporeo accumulate durante l'estate vengono lentamente consumate e per sei mesi le marmotte dormono profondamente. Si svegliano pochissime volte e soltanto per una temperatura della tana troppo bassa.Quella della marmotta è una termoregolazione sociale: più si è, più possibilità ci sono di sopravvivere, soprattutto per i piccoli, che hanno dimensioni che non permettono loro di accumulare un sufficiente strato di grasso prima dell'arrivo del freddo e hanno quindi bisogno di essere scaldati dagli adulti.

Le marmotte sono animali territoriali. Grazie alle ghiandole che si trovano nei cuscinetti plantari delle zampe anteriori, sul muso e nella regione anale, emettono una secrezione odorosa che "marca" i confini dei loro territori.Talvolta, però, non basta a tenere lontane altre marmotte. Zuffe e inseguimenti sono il modo più convincente per spiegare agli intrusi che è ora di andarsene. Quando però ad avvicinarsi è un predatore la regola è fuggire. E per farlo in fretta, le marmotte hanno escogitato un sistema efficace: la prima che fiuta il pericolo dà l'allarme e in pochi secondi il gruppo si rifugia nella tana. La tecnica è semplice. La "sentinella" si alza ritta sulle zampe posteriori, nella posizione a candela, spalanca la bocca ed emette un grido simile a un fischio, provocato dall'espulsione di aria attraverso le corde vocali.

domenica 17 maggio 2015

LO STAMBECCO

                                                               STAMBECCO
I maschi dello stambecco hanno grandi corna a scimitarra che possono raggiungere 1,40m di lunghezza, al contrario delle femmine, che hanno un massimo di lunghezza di 35 cm. Il mantello subisce 2 mute all'anno: quella estiva grigio-fulvo e in autunno il manto diventa bruno scuro e si infoltisce di una lanugine chiamata borra. Lo stambecco vive in zone elevate e ripide con temperature rigide. Durante l'inverno migra nelle zone boschive, intorno ai 1.400m, alla ricerca di cibo. esso si nutre di qualsiasi tipo di vegetale, come l'erba, ma per necessità si può cibare anche di licheni(musschio), cortecce e germogli. Il numero di stambecchi, compresi i giovani, è stimato alle 20.000 unità, un numero alto rispetto all'inizio del XIX sec., in cui era considerato estinto. Fortunatamente lo stambecco riuscì a sopravvivere in aree protette e adesso è tornato sulle nostre alpi. Durante la bella stagione lo stambecco consuma fino a 20 kg al giorno di vegetale, accumulando molte riserve di grasso per il periodo invernale, da cui esce tuttavia notevolmente smagrito.


CLASSE: Mammiferi
ORDINE:Artidattili
FAMIGLIA:Bovidi
DIMENZIONI: LUNGHEZZA: Fino a 1,5m
PESO:Fino a 120 kg
HABITAT:Ambiente alpino, fino a oltre 3.000 m.
Sui rilievi montuosi più alti d’Europa e nelle montagne dell’Africa settentrionale e dell’Asia.

RIPRODUZIONE: Il periodo della riproduzione ha inizio ad autunno. La femmina dopo 6 mesi di gestazione, da alla luce 1 o 2 piccoli.

I CUCCIOLI
I piccoli di stambecco nascono in estate, quando i prati alpini sono in piena fioritura e il cibo a disposizione è abbondante.
La pelliccia dei giovani stambecchi all’inizio è a ciuffi e solo dopo alcune settimane si tramuta nel manto corto degl’adulti. I cuccioli gia dopo poche ore dalla nascita sono in grado di seguire la madre su terreni impervi.
      
Ciao a tutti ho creato questo blog per condividere la mia passione per gli animali. Fin da piccola ho amato il contatto con la natura e gli esseri viventi, ho sempre rifiutato l'idea della tecnologia, forse perchè mi da un idea di modernita che a me non piace, dato che la società in cui vivo è basata principalmente su avarizia e ignoranza. Io per mia fortuna vivo in una casa in campagna, lonta dalla città, dove posso stare bene con me stessa. Il mio animale preferito è il cavallo, ma amo tutti gli animali, anche se ad esssere sinceri l'essere umano non mi piace molto...